Lo Screening del tumore del collo dell’utero

Il carcinoma del collo dell’utero a livello mondiale è il secondo tumore più frequente tra le donne, in Italia si contano circa 3.418 nuovi casi diagnosticati ogni anno cioè 9.8 nuovi casi ogni 100.000 donne, con 1.800 decessi l’anno.

Il rischio di avere un tumore della cervice uterina nel corso della vita riguarda una donna ogni 163 donne di età compresa tra 0 e  74 anni, con un rischio di morire dello 0.8 ‰.

La sopravvivenza relativa è del 95%  per le donne fino a 44 anni e del 72% per le donne sopra i 75 anni e scende rispettivamente all’80% ed al 37%  a distanza di 5 anni dalla diagnosi.

La sopravvivenza in Italia presenta anche notevoli differenze geografiche: a fronte di una media nazionale del 65%  si va dal 78% di Ferrara al 40% di Napoli.

Dopo l’introduzione del pap test, a partire dagli anni ’50 il tumore del collo dell’utero è diminuito del 75% ed anche attualmente l’incidenza e la mortalità continuano a mostrare una tendenza alla riduzione nel corso del tempo.

Questo perché la diminuzione dell’incidenza del tumore del collo dell’utero è strettamente legata alla diagnosi precoce, dovuta sia ai programmi di screening organizzati che ad una maggiore sensibilità delle donne verso la prevenzione, infatti l’insorgenza del cervicocarcinoma può essere prevenuta evidenziando con il pap test e successivamente eliminando le lesioni preneoplastiche che lo precedono, pertanto lo screening del cervicocarcinoma è l’unico screening che può essere considerato come una prevenzione primaria.

Per questi motivi, in accordo con quanto disposto a livello Nazionale ed Europeo, l’Azienda USL Roma 3 ha attivato il programma di screening citologico, rivolto a tutte le donne di età compresa tra i 25 ed i 64 anni:   dai 25 ai 29 anni Pap Test Primario;  dai 30 ai 64 anni Ricerca HPV Primario.

Obiettivi dello Screening

L’obiettivo principale è quello di diminuire la mortalità per tumore del collo dell’utero e di migliorare la qualità della vita delle donne ammalate; infatti lo screening si basa sull’anticipazione diagnostica, che consiste nell’evidenziare un tumore in una fase pre-clinica, cioè prima che compaiano i sintomi.

Ormai da molti anni è nota la storia clinica del cervicocarcinoma: compaiono lesioni che precedono l’insorgenza del tumore e sono a sviluppo molto lento (anche 10 – 15 anni), per cui è possibile identificarle ed eliminarle prima che evolvano in una forma tumorale.

Cos'è uno screening di popolazione

 Lo screening non è una prestazione, è un percorso, è un invito a donne sane, prive di sintomi, ad effettuare gratuitamente un pap test ogni tre anni.

Lo screening è una presa in carico della donna, infatti, qualora il pap test  evidenzi delle anomalie delle cellule del collo dell’utero vengono garantiti, sempre gratuitamente, tutti i successivi accertamenti necessari per giungere ad una diagnosi, nonché l’eventuale terapia ed i controlli successivi (follow up) che dovessero essere necessari, il tutto prenotato direttamente ed in tempi brevi, dal coordinamento screening. che accompagna le donne che si affidano allo screening in tutto il percorso diagnostico-terapeutico.

Tutte le fasi del percorso di screening sono attentamente monitorate e rispondono ai requisiti previsti dai Criteri di Buona Pratica  stabiliti a livello nazionale.

Lo Screening Citologico nella Asl Roma 3

Le donne di età compresa tra i 25 ed i 64 anni vengono invitate, con una lettera  spedita al loro domicilio, ad effettuare un prelievo citologico cervicale presso il Consultorio Familiare più vicino alla loro abitazione.

In caso di esame normale, la risposta viene inviata a casa sempre tramite posta.

In caso di esame dubbio o francamente positivo la donna viene chiamata telefonicamente per eseguire un approfondimento diagnostico, la colposcopia seguito o meno da una biopsia mirata .

Al termine di questo secondo livello è possibile che gli esami eseguiti abbiano dato esito favorevole e quindi il referto “normale” verrà comunicato immediatamente alla donna.

Se è stata effettuata una biopsia  la risposta verrà comunicata dopo alcuni giorni, il tempo necessario perché un Medico Anatomopatologo possa esaminare il pezzo istologico.

Se il referto conferma la presenza di una lesione da asportare, alle utenti verrà fissato un appuntamento per un intervento chirurgico, che potrà essere ambulatoriale o in day surgery o in regime di ricovero a seconda del tipo di patologia riscontrata, comunque rispettando sempre le Linee Guida Nazionali ed Europee.

La donna viene a questo punto inserita in un percorso di follow up, cioè di controlli periodici colposcopici e/o di ripetizione pap test, che verranno prenotati sempre dal coordinamento screening a cadenze prestabilite dal Ginecologo responsabile del II livello.

Il Pap Test

Il pap test prende il suo nome dal medico greco-americano Georgos Papanicolaou (1883-1962), che ideò questo test per la diagnosi precoce dei tumori del collo dell’utero; in Italia fu introdotto sin dal 1953 da un medico napoletano, il Prof. Mario Tortora, suo discepolo.

Il pap test è il test di screening, la cui funzione principale è quella di individuare nella popolazione femminile donne a rischio di sviluppare un cancro del collo dell’utero

Per l’esecuzione del Pap test si evidenzia il collo dell’utero utilizzando uno speculum  e si prelevano alcune cellule del collo dell’utero con una piccola spatola di legno, la spatola di Ayre e un piccolo spazzolino, il cytobrush

Le cellule vengono poi deposte in un flaconcino (pap test in fase liquida o Thin Prep)  contenente un liquido che le mantiene inalterate fino al momento della lettura, che viene eseguita, con l’utilizzo di un microscopio, da un citologo e da un patologo, che provvedono poi a stilare un referto.

La lettura è di solito fatta da due o più professionisti per garantire la certezza della diagnosi.

In passato il referto era espresso in classi (classe I, II, III, IV e V secondo Papanicolau), dal 1989 viene utilizzata la classificazione di Bethesda, che  esprime una sintetica descrizione dello stato delle cellule e che viene sottoposta ad aggiornamenti periodici.

Attualmente la classificazione utilizzata è il Sistema Bethesda 2001 (TBS 2001), che suddivide i risultati del test in:

Questi termini esprimono le diverse probabilità che ha una donna di sviluppare o di  avere già un tumore del collo dell’utero.

Se il test è negativo viene inviato al domicilio il referto dell’esame, con una lettera che invita a ripetere il pap test dopo tre anni, così come previsto dalle Linee Guida Europee e dalla Commissione Oncologica Nazionale per le donne di età compresa tra 25 e 64 anni.

Possono però verificarsi altre eventualità:

  1. Il pap test risulta “inadeguato per motivi tecnici” cioè illeggibile perché si sono verificati problemi nel trasporto del flaconcino o nell’allestimento del preparato. In questo caso la donna verrà chiamata telefonicamente da un operatore del Consultorio Familiare dove ha effettuato il prelievo e sarà invitata a tornare per ripetere il pap test.
  2. Il pap test risulta “inadeguato per scarsità di cellule prelevate”, è un’evenienza che si verifica di solito in fase menopausale, quando l’atrofia vaginale rende spesso inefficace il prelievo; anche in questo caso sarà necessario ripetere il pap test dopo terapia antidistrofica locale, con le stesse modalità di richiamo esplicitate al punto precedente.

Negli altri casi previsti dal sistema di refertazione Bethesda 2001 si passa ad approfondimenti diagnostici di II livello, in particolare alla colposcopia ed all’eventuale biopsia mirata  e/o alla ricerca e tipizzazione del virus HPV . Talora può essere necessaria solo la ripetizione del pap test a scadenza ravvicinata.

Il prelievo del pap test dev’essere effettuato lontano da rapporti sessuali, dalle mestruazioni, dall’impiego di lavande vaginali, ovuli o creme, come già segnalato nella lettera di invito; il pap test può essere effettuato anche durante la gravidanza.

Il Pap test non è indicato per la individuazione dei tumori dell’endometrio  o di altri organi dell’apparato genitale femminile, è un test specifico solo per il tumore del collo dell’utero

Non serve inoltre per fare diagnosi di infezioni, di vaginiti  o cerviciti è un test per la prevenzione oncologica. Qualora si abbiano disturbi quali perdite vaginali, prurito e bruciore vulvare e vaginale, dolore o fastidio nei rapporti sessuali è necessario effettuare un “esame del secreto vaginale” cioè un tampone vaginale che, adeguatamente messo in coltura ed esaminato, potrà evidenziare il tipo di microrganismo causa della flogosi e fornire utili indicazioni per la necessaria terapia.

Limiti del Pap Test

Dalla metà degli anni ’50 ai primi anni ’90 l’utilizzo del pap test ha ridotto del 75% le morti per carcinoma della cervice; la mortalità sta continuando a scendere e si potrebbe arrivare ad una riduzione del 95% se tutte le donne effettuassero il pap test, a cadenza triennale, trai 25 ed i 64 anni.

Perciò non esistono dubbi sull’utilità di questo test ma il pap test, come ogni test, può essere valutato in base alla sua sensibilità ed alla sua specificità, elementi che sono caratteristiche intrinseche di un test e ne descrivono la capacità diagnostica.

La sensibilità è la capacità del test di identificare i soggetti che presentano la malattia e corrisponde alla proporzione di soggetti realmente ammalati identificati come tali dal test stesso, per il pap test la sensibilità non è del 100%, cioè esiste una quota di falsi negativi.

La specificità di un test è invece la capacità del test di identificare i soggetti che non presentano la malattia e corrisponde alla proporzione di soggetti realmente sani che sono identificati come tali dal test, possono perciò esserci dei falsi positivi.

In generale test molto sensibili sono poco specifici (possono più facilmente produrre falsi positivi). Viceversa, test molto specifici sono in generale poco sensibili (possono più facilmente produrre falsi negativi).

I continui controlli di qualità effettuati regolarmente su tutti i passaggi dei programmi di screening organizzati hanno già contribuito alla notevole diminuzione dei falsi negativi.

L’Azienda USL Roma 3, per aumentare ulteriormente la sensibilità del test ha sostituito il pap test tradizionale con la citologia in fase liquida, cioè le cellule prelevate. con le stesse modalità del pap test tradizionale, invece di essere deposte su un vetrino vengono raccolte in un liquido; ciò permette una lettura migliore e soprattutto un aumento della sensibilità di almeno l’8%, con conseguente notevole riduzione di “falsi negativi”;  permette inoltre, in particolari casi, l’effettuazione del test HPV utilizzando lo stesso liquido, senza necessità per la donna di doversi sottoporre ad un nuovo  prelievo, previo consenso della donna stessa, richiesto al momento del prelievo del pap test.

Tuttavia, poiché le lesioni del collo dell’utero hanno un’evoluzione molto lenta, anche di 10 anni, la ripetizione periodica dell’esame citologico, così come previsto nel programma di screening, riduce ulteriormente il rischio di errori diagnostici.

Gli Esami di II Livello

Se il pap test evidenzia un’alterazione delle cellule la donna verrà chiamata telefonicamente da un operatore del Coordinamento Screening (cogliamo l’occasione per sottolineare l’importanza di fornire sempre numeri telefonici e recapiti corretti), che le fisserà un appuntamento con un/una ginecologo/a per effettuare una colposcopia.

I Medici Ginecologi che operano nello screening sono particolarmente esperti nel loro campo, hanno una casistica molto ampia, seguono continuamente corsi di aggiornamento e la loro attività clinica è controllata, sottoposta a verifica periodica e certificata.

La colposcopia è un esame semplice e non doloroso, si utilizza un apparecchio, il colposcopio, che permette la visione molto ingrandita del collo uterino.

La cervice viene visualizzata con lo speculum (lo stesso che si usa anche per il pap test), detersa con una soluzione necessaria ad asportare il muco che la ricopre e a mettere in evidenza zone di tessuto alterate, successivamente colorata con una soluzione di iodio che conferma le eventuali alterazioni.

Questo esame è fondamentale, indispensabile per stabilire la condotta futura e quindi si avranno due diverse eventualità:

1. Non c’è evidenza di lesioni “visibili” e quindi si ripeterà il pap test a distanza ravvicinata (6 – 12 mesi a seconda dei casi).

2.Si evidenzia una zona “sospetta” e su questa si effettuerà una biopsia mirata

3.La biopsia consiste nel prelevare una piccola zona di tessuto, da inviare poi al Medico Anatomopatologo per effettuare l’esame istologico. Nello screening del tumore del collo dell’utero, la biopsia costituisce parte integrante dell’esame colposcopico e viene eseguita in particolare per chiarire la presenza di alterazioni rilevate al pap-test; è un intervento ambulatoriale che può essere effettuato con o senza anestesia locale, a seconda della tecnica usata.

Dopo 7 – 10 giorni di attesa la donna si recherà a ritirare il referto dell’esame istologico ed il Ginecologo/a comunicherà l’esito e stabilirà con lei i tempi ed i modi dei successivi passaggi, che possono essere di diversa tipologia:

1.Esame che indica una lesione di basso grado per cui saranno necessari solo controlli successivi, che possono consistere in altri pap test e/o in altre colposcopie, entrerà cioè in follow up. Seguire correttamente il protocollo del follow up è molto importante: si è visto infatti che molte donne operate per cancro avevano già avuto una diagnosi di alterazioni cellulari, ma, dopo i primi controlli, non avevano più effettuato i controlli previsti.

2.Esame che indica una lesione di alto grado o una lesione tumorale: sarà necessario sottoporsi ad un intervento chirurgico che, a seconda del grado della lesione potrà essere un’asportazione parziale del collo dell’utero o, molto raramente, un’asportazione totale  dell’utero (isterectomia). Le asportazioni parziali (resezione con ansa e conizzazione) sono interventi che possono essere effettuati con un bisturi a radiofrequenza, con un bisturi tradizionale o con il laser, in ambulatorio o in day surgery con pochissime conseguenza sia a breve che a lunga distanza, per esempio non è compromessa la possibilità di gravidanze successive.

Naturalmente anche queste donne saranno controllate in seguito con adeguati protocolli di follow up. 

Il Virus HPV

Il virus del Papilloma Umano (Human Papilloma Virus) è l’unico virus per il quale si sia accertata un’associazione causale con il carcinoma del collo dell’utero: nel 99% di questi tumori è presente un virus HPV, per cui è possibile avere un’infezione da HPV senza tumore, ma non un tumore senza HPV.

Esistono più di 100 tipi virali, di cui almeno 40 colpiscono l’apparato genitale e di questi 15 sono ad alto e medio rischio oncogeno; l’infezione da HPV è la patologia sessualmente trasmessa più diffusa nel mondo e può rimanere latente anche per molti anni.

Tuttavia è un’infezione per lo più transitoria, infatti il 90% delle giovani donne acquisisce il virus con i primi rapporti sessuali,  ma la maggior parte si negativizza dopo un’infezione transitoria nell’arco di 6-18 mesi e solo il 10-15% delle donne giovani sviluppa un’infezione persistente.

Le donne con infezione persistente da HPV sono 300 volte  più a rischio per lo sviluppo di lesioni di alto grado, ma l’infezione persistente da virus ad alto rischio oncogeno è indispensabile per lo sviluppo e la persistenza di tali lesioni.

La storia naturale dell’infezione e’ condizionata dall’equilibrio che si instaura tra ospite e virus, per cui si possono determinare tre possibili evoluzioni:

Da tutto ciò si evince che il  cervicocarcinoma e’ la conseguenza rara di un’ infezione comune e che il maggior fattore di rischio per il cancro del collo dell’utero è il non aver mai fatto un pap test.

L’HPV è anche responsabile della condilomatosi florida, cioè della comparsa di lesioni vegetanti sui genitali esterni (dette volgarmente “creste di gallo”), ma il tipo di HPV è diverso, sono i sierotipi 6 e 11 la causa più frequente di questa patologia, mentre per il carcinoma del collo dell’utero i sierotipi più pericolosi sono il 16 ed il 18 che, da soli, sono la causa del 78% dei cervicocarcinomi.

Nel percorso di screening è necessario talvolta effettuare la ricerca del DNA virale nelle cellule della donna con pap test anomalo (HPV-DNA test) per poter correttamente impostare il successivo follow up.

Attualmente l’Azienda USL Roma D è in grado di effettuare tale test gratuitamente e direttamente alle donne che aderiscono al programma considerato che il prelievo per il pap test viene effettuato con la citologia in fase liquida

Il Test per l'HPV

E’ un test che permette la rilevazione del DNA virale nelle cellule del collo dell’utero, si effettua come un pap test, ed il materiale prelevato viene depositato in una provetta contenente un liquido di conservazione.

Oggi il test più diffuso e commercialmente disponibile, approvato dall’FDA (Food and Drug Administration), è denominato Hybrid Capture II. È un test che consente la simultanea determinazione di genotipi ad alto e basso rischio oncogeno attraverso l’ibridazione in fase liquida del DNA virale eventualmente presente nel campione.

Questo metodo utilizza una miscela di sonde a RNA marcate; in particolare sono disponibili due pool di sonde che riconoscono rispettivamente HPV 16, 18, 31, 33, 35, 39, 45, 51, 52, 56, 58 (alto rischio) e HPV 6, 11, 42, 43, 44 (basso rischio).

È un test in grado di rilevare sequenze specifiche di genotipi “alto rischio” e “basso rischio” di HPV; attualmente è utilizzato come esame complementare e successivo al pap test anormale e utile nelle seguenti situazioni:

  • Individuare tra le donne che hanno avuto un pap test con diagnosi di ASC-US quelle che è necessario inviare in colposcopia, cioè solo le donne positive all’HPV DNA test.
  • Per il follow-up di donne con lesioni precancerose già trattate, in associazione con i consueti esami di controllo.
  • Il monitoraggio delle lesioni di basso grado (LSIL) persistenti.

Attualmente l’utilizzo del solo test HPV in alternativa al pap test non ha ancora mostrato sufficienti vantaggi.

La Vaccinazione contro l'HPV

Considerato il nesso causale tra HPV e cancro è stato ovvio pensare di mettere a punto un vaccino contro tale virus, sono quindi ora presenti in commercio due vaccini, ambedue sintetici, che non contengono quindi virus ma solo particelle simil-virali sintetizzate in laboratorio:

Per ambedue i vaccini, che si somministrano per iniezione intramuscolare nel braccio, si raccomanda che, una volta ricevuta la prima dose, venga portato a termine il ciclo completo di tre dosi.

L’Azienda USL Roma D, come molte altre Aziende Sanitarie della Regione Lazio offre, dall’8 marzo 2007, gratuitamente il vaccino tetravalente alle pre-adolescenti di età compresa tra il compimento dell’undicesimo ed il compimento del dodicesimo anno.

Poiché il vaccino è consigliato anche alle ragazze dai 12 ai 26 anni (limite massimo d’età nel quale è utile vaccinarsi) è possibile vaccinarsi nelle strutture della ASL, previa richiesta medica, ad un prezzo ridotto di € 60.70 a dose (Gardasil ®), lo stesso vaccino, acquistato privatamente in Farmacia, ha attualmente un costo di € 171.64 a dose.

Considerata la fascia d’età alla quale è consigliato il vaccino i suoi effetti benefici sulla riduzione della mortalità per cervicocarcinoma si vedranno solo tra molti anni; nel frattempo bisogna assolutamente continuare ad aderire alle campagne di screening.

Per saperne ancora di più puoi consultare il documento “Le 100 domande sull’HPV”

Dove si effettua il prelievo del Pap Test

  • Consultorio Familiare di Fiumicino Via Giorgio Giorgis, 56 tel 06/56484750
  • Consultorio Familiare di Fregene Via della Pineta di Fregene, 76 –  tel 06/56484201
  • Consultorio Familiare di Ostia Lungomare Toscanelli, 230 tel 06/56483024
  • Consultorio Familiare di Acilia Largo Girolamo da Montesarchio, 22 – tel 06/56483200
  • Consultorio Familiare del Trullo Via Brugnato, 2  –  tel 06/56485673
  • Consultorio Familiare della Magliana Via Vaiano, 53 – tel 06/56485510
  • Consultorio Familiare di Corviale Largo Quadrelli, 5  –  tel 06/56485725

 

  • Consultorio Familiare di Monteverde Via Arturo Colautti, 28  –  tel 06/56486131
  • Consultorio Familiare di Bravetta Via della Consolata, 52  –  tel 06/56486536
  • Consultorio Familiare di Massimina Via Serafino Belfanti, 76 A  –  tel 06/56486642

 

Gli attori del programma di Screening Citologico

Coordinamento Screening Oncologici: Dirigente Dott.ssa Patrizia Allegrucci; Staff: Dott.ssa Adriana Bruno – Dott.ssa Angela Folinea – P.O. Dott.ssa . Francesca Leone –  Coordinatore Infermieristico Dott.ssa Luisa Buccioni  –  Cpsi Alessandra Zafrani – Cpsi  Anna Tassone.

Il prelievo dei pap test è assicurato dalle C.P.S. Ostetriche dei Consultori Familiari

Il prelievo dei pap test è assicurato dalle C.P.S. Ostetriche dei Consultori Familiari

Centri di approfondimento diagnostico di II livello:

Presidio Ospedaliero G.B. Grassi

U.O.C. di Istologia ed Anatomia Patologica: Direttore Dott.ssa Patrizia Mocetti

Centri di Chirurgia:

Ospedale G.B. Grassi U.O.C. di Ostetricia e Ginecologia Direttore Dott. Mario Ciampelli

Per qualsiasi altra informazione può rivolgersi al Numero Verde degli Screening Oncologici (800 – 634 – 634) dal lunedì al venerdì 8.30-17.00

  • Scriveteci a questo indirizzo: Coordinamento Screening Ocologici Femminili Via di Casal Bernocchi n° 73 – 00125 – Roma
  • Scriveteci a questa mail: screening.donna@aslroma3.it
  • Telefonateci a questi numeri : 06/5648 7012
  • Mandateci un fax al numero 06/56487019

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